SI
PARTE...
Lunedi
21 luglio io e Mimmo partiamo per
la grande avventura che mai avrei pensato si potesse
realizzare. Ed invece eccomi qui seduto sull’aereo
per un volo interminabile. Io che mai avevo attraversato
l’oceano e mai avevo visitato gli Usa, partivo per
attraversare tutta l’America in bicicletta, la famosa
Coast-to-Coast America.
A
differenza delle altre volte quando si partiva per
una randonnèe, stavolta i dubbi e paure erano molto
di più, come molto di più era la nostra determinazione
a non mollare e riuscire nell’impresa. Nonostante
quasi tutti ci avessero scambiati per “matti”. E
non so quanti pensassero che ce l’avremmo fatta
ma noi eravamo sicuri che anche l’America sarebbe
entrata nel nostro libro dei ricordi.
Il
22 Luglio. La mattinata la passiamo
a montare e controllare la bicicletta copertoni
nuovi, doppio nastro sul manubrio, nulla viene lasciato
al caso, la bici deve essere in ottime condizioni,
per i prossimi 20 giorni sarà la nostra compagna
di viaggio. Nel pomeriggio ne approfittiamo per
visitare San Diego.
Il
23 luglio. Sveglia alle 4,30 dopo
una notte insonne per il fuso orario, pronti si
parte. Sono le 6,10 e lasciamo alle spalle San Diego
in California, Oceano Pacifico e penso che quando
rivedrò l’oceano atlantico saranno passati 20 giorni
e 5000 km. E’ il regalo che ho tanto desiderato
per i miei 60 anni, attraversare l’America in bici,
mi viene la pelle d’oca, mi avvicino a Mimmo e l’abbraccio,
i nostri sguardi si incrociano per un attimo, non
riusciamo a dire una parola. La strada è subito
in salita, 80 km. impegnativi. Inizio la discesa
con qualche timore, comincia a fare caldo. Purtroppo
quando siamo entrati nel deserto i 53 gradi e la
mancanza di acqua, ha rallentato la mia marcia.
225
km - 2350 mt. Dislivello.
24
Luglio. Si parte alla 5,30 ancora
dopo una notte insonne, dopo un’ora o due mi sveglio
e non mi riaddormento. La partenza è lenta man mano
che il sole si alza la temperatura aumenta entriamo
nel deserto dell’Arizona, paesaggio bellissimo che
ci distrae in parte dalla calura, 55 gradi sono
veramente tanti, ad ogni occasione ci fermiamo per
prendere ghiaccio, ci riempiamo le borracce e non
solo, nelle tasche della maglia nei pantaloncini
nei calzini ovunque si possa infilare del ghiaccio,
chi è attrezzato con il “camelbak” lo riempie e
dopo 5 minuti è acqua. Ci stiamo abituando.
235
km – 901 mt. Dislivello.
25
Luglio. Oggi sarà una tappa difficile
si parte in salita poi poca pianura ed ancora salita
in cima alla quale per 5 minuti ha grandinato, mi
fermo un momento e ne approfitto per leggere il
messaggio che è arrivato a metà salita “Ciao come
si pedala sulla route 66? Un abbraccio Lucia Giuseppe
e nipoti”. Loro erano appena tornati dagli Usa ed avevano
fatto anche loro la famosa 66 ma in auto. Riparto,
a metà discesa la temperatura era già insopportabile,
quando arrivi in fondo e hai fatto 40 km di discesa
ripida hai i polsi e le braccia che sono doloranti.
219
km – 2815 mt. Dislivello.
26
Luglio. Una delle tappe in cui ho
rivissuto momenti della mia infanzia, attraversando
paesaggi visti da piccolo nei film western. La brezza
fresca del mattino sul mio viso mi ha riportato
alla mente quando da bambino seduto sul seggiolino
della bici di mio padre tornavamo dall’ospedale
dove andavamo a trovare la mia sorellina Piera.
Senza accorgermi ero al telefono con lei, incurante
di che ora fosse in Italia “Ciao Piera sono in Arizona
qui tutto bene e lì? Anche qui. Sai adesso che c’è
di mezzo l’oceano ti penso di più di quando eri
a casa. Anch’io! Senza aspettare la risposta avevo
già riattaccato, un nodo alla gola, e l’emozione
mi impedivano di parlare.
Oggi
5 ore per percorrere 74 km di salita e 5 ore per
fare 142 km di pianura e discesa.
216
km – 2317 mt. Dislivello.
27
Luglio - Quinta tappa la Monument
Valley la tappa più bella finora, un paesaggio da
cartolina, con arrivo a Bluff. Impossibile raccontare
quello che abbiamo visto oggi.
226
km – 1300 mt. Dislivello.
28
Luglio. Oggi attraversiamo lo stato
dell’Utah ed entriamo in Colorado, si comincia a
vedere un po’ di verde, come solito tappa impegnativa
con arrivo a Durango bellissima cittadina con Saloon
tipici. Cena abbondante con carne buonissima con
salse, birra e coca cola a volontà.
224
km – 2780 mt. Dislivello.
29
Luglio. La tappa più temuta, i 3200
mt. Della cima Vetta Pass. Dopo 100 km di “roller”
che da noi vengono chiamati “mangia e bevi” iniziano
i 60 km di salita, devo dire che ho pedalato benissimo,
quasi tutta con il 39/29 non sono arrivato ultimo
anche se qui le posizioni contano poco ma poi alla
fine tutti le guardano. Purtroppo io al mattino
ho l’abitudine di bere un borraccia d’acqua prima
di colazione, e questo mi crea dei problemi fisiologici
che mi costringono a fermarmi anche 3/4 volte, dopo
la prima sosta dove anche altri ne approfittano,
alla seconda o terza non si ferma più nessuno ed
è così che mi vedo costretto a fare anche 30/40
km da solo ad inseguire il gruppo. Questa mattina,
ho iniziato la salita per ultimo ma poco a poco
recuperavo. Nel silenzio e nella solitudine della
salita ascoltavo il battito ritmico e regolare del
mio cuore, in quel momento ho rivissuto un brutto
ricordo della mia adolescenza. Mi sono rivisto davanti
al medico di condotta (mai visto prima di allora)
con un affare appoggiato al mio cuore ed un tubo
che andava al suo orecchio (anche quello mai visto)
e continuava a scuotere la testa finché sbotto:
“Basta che scèt che al pol piò zoga al balù” (Basta
questo ragazzo non può più giocare a pallone). Sospetto
soffio al cuore. Qualsiasi punizione mi aspettavo
da quel signore ma non che io non potessi più
giocare a pallone. Io, non per presunzione ma promessa
calcistica, da quel giorno non ho più praticato
nessun sport, finché ho scoperto la bicicletta.
Forse troppo tardi? No se a 60 anni sto attraversando
l’America, in bici. Anche se in quel momento ero
solo, sapevo che mia moglie, e i miei figli erano
con me. Ho ricordato mio Padre mia Madre, Roberto
e gli amici scomparsi, Ho pregato per loro perche
sicuramente mi hanno sempre protetto nelle mie uscite
in bici e ancor di più in America. In cima ad aspettarmi
c’era Mimmo: “Hai visto che ce l’hai fatta!?!” emozionatissimi
come due bambini ci siamo scambiati un “cinque”.
Gli ultimi 80 km sono sempre stato davanti a “tirare”
e all’arrivo Fabrizio, Ermanno, e Nico si sono meravigliati
delle mie doti di passista.
240
km – 2790 mt. Dislivello.
30
Luglio. Partenza alle 6,30 perchè
abbiamo cambiato il fuso orario ed abbiamo dormito
un ora in meno la differenza con l’Italia è di 8
ore, e prima di arrivare a New York dovremo cambiarla
ancora due volte così ci ruberanno ancora due ore
di sonno. Oggi sembrava una tappa facile ma mi accorgo
che qui di tappe facili non c’è ne sono per niente,
la prima salita come la nostra Valle Rossa ma la
seconda un misto tra il Colle Gallo e Selvino. Oggi
nella seconda salita proprio in un tratto impegnativo
arriva un messaggio, “ciao Zio sai che tutti mi
chiedono se è vero che stai attraversando gli USA
in bici”. Era mio nipote Mauro, lui è orgoglioso
perchè le prime uscite in bici le ho fatte con lui.
237
km – 980 mt. Dislivello.
31
Luglio. La prima delle tre tappe
quasi pianeggianti che ci aspettano nei prossimi
giorni, ma è anche la più lunga. Oggi che era il
mio terreno preferito una noiosa dissenteria mi
ha rovinato in parte la giornata, comunque nonostante
le fermate sono arrivato puntuale, spero che domani
sia migliore.
312
Km - 450 mt. Dislivello.
1
Agosto. E’ la decima tappa stasera
saremo a meta strada, Franco dice che dopo 10 giorni
il tuo fisico si abitua e non senti più nessun dolore.
Ma io parto con timore, la dissenteria è un virus
silenzioso, in aprile in vacanza ho avuto anche
39 di febbre, ho paura che si faccia risentire,
sarebbe la fine della mia avventura. I suggerimenti
di Nico e Paolo, “mangia frutta bevi tantissimo
e prendi fermenti lattici” hanno funzionato. Nessun
problema, anzi nella prova speciale con l’aiuto
di Mimmo sono arrivato terzo.
243
km. – 280 mt. Dislivello.
2
Agosto. Tappa pianeggiante. Sono
incavolato, non è possibile che siamo negli Usa
e il mio cellulare spesso non dà il segnale, vorrei
parlare con moglie e figli, sentire la mia nipotina
Matilda, più volte ci provo durante il giorno ma
non va. Inoltre il mio fondoschiena comincia ad
averne abbastanza di stare seduto su quella sella
che a forza di prendere buche si anche un pò afflosciata.
Mi torna il buonumore pensando che tra due giorni
arriveranno Marisa, Monia, Dimitri, Monica e Luca.
Purtroppo non arriveranno Simon Michela e la mia
nipotina Matilda, troppo piccola per un viaggio
così lungo.
239
km. – 530 mt. Dislivello.
3
Agosto. E’ una tappa temuta ci sono
tantissimi “roller” Sembra proprio che quando sono
in difficoltà dall’altra parte dell’oceano qualcuno
pensi a me, infatti arriva un messaggio una buona
occasione per rifiatare, “Zio Cilio sei grande tanti
auguri dai tuoi nipoti, primi tifosi Giacomo e Barbara,
un abbraccio. Giacomo e Barbara oltre che essere
miei “tifosi” sono anche due validi collaboratori
del nostro team. Riparto con più grinta, raggiungo
il gruppo e fino all’ora della pasta stiamo tutti
assieme, poi nel finale rimaniamo io, Franco e Mauro.
290
km – mt. 1100 dislivello.
4
Agosto. Ore 6 stiamo per partire
squilla il cellulare di Mimmo, il suo viso si rabbuia,
“Come avete perso l’aereo!!??”: c’era nebbia a Fiumicino
e il volo da Milano ha ritardato la partenza di
Marisa, Monia, Dimitri, Monica e Luca. Stasera non
arriveranno. E’ l’inizio di una giornata bruttissima.
Dopo lunghe trattative, Nico tramite l’agenzia ha
trovato un volo per domani con scalo a Boston ed
arrivo ad Indianapolis; a questo punto anzichè venirci
incontro ci aspetteranno la sera del 6 ad Anderson.
Ma oggi per me è stata una giornata bruttissima
e durissima, a 12 miglia dall’arrivo un colpo di
calore ha fermato la mia corsa. Eravamo in gruppo
io ho voluto tenere la loro media ma purtroppo sono
rimasto senza acqua, e anzichè rallentare e proseguire
da solo nella speranza di arrivare al ristoro con
loro ho bruciato tutte le mie forze e d’improvviso
mi sono bloccato per fortuna che Mimmo si è accorto
e si è fermato. Non avevo più forza nelle gambe
mi ha dato tutta la sua acqua sono ripartito ma
non è stato sufficiente, c’era una salitella, a
meta mi sono bloccato sono sceso dalla bici era
la prima volta che mi succedeva, arrivato in cima
mi sono accasciato, e sinceramente ricordo pochissimo
di quel brutto quarto d’ora che ho fatto passare
a Mimmo, Mario, Mauro, Marco, Nico e Paolo che Mimmo
era riuscito richiamare per aiutarmi. Ricordo che
non sentivo più le mani e dicevo: “Mimmo fammi parlare
perchè sto male!”. Poi le voci di Paolo che diceva:
”Colpo di calore colpo di calore, zuccheri zuccheri”,
e Nico che ripeteva “Ghiaccio!! Ghiaccio!!” mi sentivo
gelare. Poi pian piano le mie mani cominciarono
a formicolare, mi sono sentito un laccio stretto
al braccio, era Mario che mi provava la pressione,
Mauro, il nostro medico anche lui stremato dalla
fatica, era seduto accanto e impartiva ordini. Io
che chiedevo dove fosse mia moglie, loro che mi
rincuoravano. Poi lentamente mi sono ripreso. Non
so come avrei potuto dormire quella sera se nella
nostra stanza non ci fossero stati Mario e Mauro:
io che ho sempre voluto dormire solo con Mimmo e
non con altri nella stessa stanza, quella sera ero
contento che loro dormissero con noi.
230
km. – 1820 mt. Dislivello
5
Agosto. Notte tranquilla. Al risveglio
Mauro mi prova la pressione, regolare, puoi partire.
Parto con timore, mi aspettano i soliti “roller”
e la paura di un altro colpo di calore. Mimmo mi
rimane vicino, mi chiede spesso come sto, mi raccomanda
di bere spesso ed io sistematicamente guardo l’orologio
ed ogni cinque minuti bevo un sorso. Quando vedo
Nico gli raccomando di comprarmi il camelbak, non
voglio più rischiare di rimanere senza acqua. Le
prime ore le passo ascoltando il mio corpo pian
piano sento che sto bene. Giunto a San Louis mi
disseto per benino, mangio molta frutta e indosso
il mio camelbak, mi aspettano 80 km prima di mangiare
la pasta. Dopo avere mangiato, ripartiamo tutti
assieme c’è la prova speciale mancano ancora 60
km quasi tutti pianeggianti per un po’ “tira” Mimmo
con Gianni alla sua ruota poi Mario ed io, quando
Mimmo si sposta Gianni scatta prende un paio di
metri nessuno si muove, io istintivamente mi alzo
di sella e sono alle sue spalle, lui si volta mi
guarda come per dire “Tu cosa ci fai alla mia ruota?”
La velocità era altissima, Gianni sin dal primo
giorno aveva fatto capire la sua vena puramente
agonistica. Voleva vincere tutte le prove speciali.
Dopo 30 km sull’ultimo “roller” ho dovuto “mollare”
sono rimasto solo. No non ero solo avevo il mio
camelbak, questo mi tranquillizzava, non sarei rimasto
senza acqua. Ho cominciato a bere ed a bagnarmi
le gambe, ho mangiato l’ultima barretta, e da solo
ho pedalato gli ultimi 30 km ritrovandomi all’arrivo
al secondo posto nella prova speciale. Dopo la brutta
avventura del giorno prima ho capito che con il
mio camelbak non avrei più avuto problemi.
291
km - 1500 mt. Dislivello.
6
Agosto - Stasera finalmente arrivano
i “nostri”, parto contentissimo anche perchè il
mio cellulare dà segni di vita, ed è cosi che chiamo
Simon e Michela, voglio sentire la voce di Matilda
perchè mi dicono che quando viene da noi in ufficio
cerca il nonno, infatti la sento chiacchierare ma
un nodo alla gola fa sì che riattacchi senza dire
una parola. Oggi la tappa è stata particolarmente
emozionante, siamo andati all’università dove
studiava Lisa, la figlia di Fabrizio, che purtroppo
è morta in un incidente stradale, per l’occasione
Fabrizio e la scuola hanno istituito una borsa di
studio e noi siamo stati loro ospiti ed abbiamo
lasciato un contributo per la borsa di studio. All’arrivo
ad Anderson io e Mimmo abbiamo trovato ad aspettarci
i nostri familiari. Quando ero partito da casa mia
moglie e Monia dissero: chissà in che stato sarai
quando arriveremo, sarai magrissimo pelle e ossa,
invece io e Mimmo eravamo abbronzatissimi ed anche
in ottima forma.
216
km - mt. 950 dislivello.
7
Agosto. Oggi è una tappa tranquilla
l’unica dove siamo sempre stati tutti assieme perchè
da domani fino all’arrivo saranno tappe con dislivelli
da paura.
220
km - 700 mt. Dislivello.
8
Agosto. Parto un po’ triste oggi
i “nostri” vanno a visitare le cascate del Niagara
e stasera non tornano, si fermano la a dormire e
li rivedremo domani sera. E’ bello la sera quando
arrivi e trovi Marisa Monia Dimitri, Monica e Luca
che ci aspettano, ti dicono subito dove andrai a
dormire, dove si mangia, com’è l’albergo, sembra
di essere a casa. Anche oggi in salita ero con Franco,
pendenza 16% arriva in aiuto una telefonata, uno
che parlava inglese mi chiedeva se stavo bene e
se ero mister Testa io al momento risposi “yes no
spich inglis! “cosà olete” solo dopo ho capito che
era mio nipote Emiliano, aspetta ti passo la
mamma, nel sentire la voce di mia sorella Luisa
mi sono emozionato e ancora una volta ciao ciao
sono in salita ti richiamo io ed ho riattaccato.
Da lì in poi la salita è sembrata più dolce. Arrivato
in cima ho preso coraggio ed ho chiamto Luisa, abbiamo
fatto quattro chiachiere, salutami Piero (mio cognato).
Con Giuseppe e Armando gli altri due miei fratelli
non ho mai parlato, piu volte ho fatto il loro numero
di telefono ma ancora prima che rispondessero riattaccavo.
Troppe emozioni.
258
km - 3050 mt. Dislivello.
9
Agosto. Si parte, ormai siamo quasi
alla fine, domani sarà la penultima tappa, quella
con più dislivello. Non voglio annoiarvi con il
solito racconto dei “roller” vi racconto com’è la
nostra combriccola. Nico Valsesia l’organizzatore
impeccabile di questa bellissima esperienza, solo
lui che ha fatto ben 3 di Coast-to- Coast ed in
una è arrivato secondo poteva organizzarla così
bene, non è mancato nulla. Paolo instancabile autista,
cuoco, navigatore, fotografo, sempre disponibile
alle nostre richieste talvolta stranissime.
Giancarlo,
guida meravigliosa, conosce l’America come pochi
altri e abilissimo ad assegnare le camere, quando
erano poche ed affollate, grande! Ed ora i ciclisti
tra i quali una ragazza messicana chiamata Cristina
che, con la sua presenza, ha dato quel tocco in
più alla compagnia. Franco di Carugo che ha percorso
la Como-Pechino ed all’arrivo ha detto che questa
è molto più faticosa. Guido anche lui di Carugo,
compagno di Franco se cercavi uno trovavi l’altro.
Giorgio il taciturno di Bologna. Gianni di Modena
parlava per tutti e non ci stava ad arrivare secondo
ma purtroppo gli è capitato un paio di volte. Fabrizio
di Reggio Emilia sempre pronto alla battuta e di
una simpatia che solo gli emiliani hanno. Domenico,
detto Nico dal fisico minuto che proprio non riusciva
a bucare il vento. Ermanno l’altro bergamasco che
abbiamo conosciuto sul posto ma lui sapeva tutto
di noi. Marco detto lo “Svizzero” il piu giovane
della compagnia. Mauro di Sondrio, il nostro medico
di fiducia. Mario di Bormio che con Mimmo ha formato
una coppia fortissima per loro salita, pianura,
discesa, non cambiava nulla, inoltre quando qualcuno
andava in crisi o se c’erano delle forature erano
sempre loro a fermarsi e ricompattare il gruppo.
Mimmo cosa posso dire di Mimmo? Se non ci fosse
bisognerebbe inventarlo. “Grandissimo”
Ed
infine c’ero anch’io, dal momento che sto scrivendo,
vi racconto un pò di me. La vita del passista/velocista,
visto il percorso, non era facile. Chissà perchè
lo scalatore o meglio chi crede di essere più forte
in salita crede di essere il ciclista ideale, fa
niente se in pianura non riesce a tenere il passo.
Ho visto pochi scalatori vincere delle grandi classiche.
I
primi giorni Mimmo mi aspettava, io per stare con
lui facevo molta fatica, sono riuscito a convincerlo
di non aspettarmi. Così si son formati due gruppi.
Quando ci ricompattavano e c’era troppo vento si
cercava di stare a ruota di fare il ventaglio ma
purtroppo solo 3 o 4 erano capaci di sfruttare la
scia. Stare a ruota è un arte, io lo so fare benissimo.
Chi non lo sa fare soffre. Uno diceva che lui andava
forte sui roller, in realtà eravamo noi passisti
che rallentavamo. Io per mia natura se nel gruppo
c’è chi è più forte di me non “tiro”. Quando rimanevo
con il secondo gruppo, se tiravo venivo richiamato
perchè ho il vizio di “strappare” un paio di volte
non ho ascoltato nessuno e me ne sono andato, l’unico
che è riuscito a tenermi la ruota è stato Franco,
altro grande passista.
215
km - 3450 mt. Dislivello.
10
Agosto. Mi sveglio ho mia moglie
accanto, credo di sognare, noooo.....sono a casa,
noooo....sono in America!! Ed è la penultima tappa.
“Che bello”. Per dura che fosse non mi preoccupava
più’ di tanto, negli ultimi giorni mi meravigliavo
di come il mio corpo reagiva e sopportava tutti
gli sforzi a cui veniva sottoposto.
Inoltre
nei giorni scorsi avevo intrapreso una sfida tutta
personale con i famosi ed odiatissimi “roller” Ed
anche oggi mi preparavo alla sfida. Li guardavo
da lontano come se loro potessero vedere il mio
sguardo di sfida li prendevo in velocità, di potenza
e li saltavo come se non esistessero. Che soddisfazione!
Qualche volta a metà “roller” le gambe bruciavano,
sembrava che qualcuno mi accendesse un fuoco sulle
cosce, dovevo rallentare, mi mettevo a canticchiare,
voltavo lo sguardo altrove come se in quel momento
non fosse il “roller” ad averla vinta, ma io che
non volevo infierire. Voi riderete, ma io mi divertivo.
249
km – 2100 mt. Dislivello.
11
Agosto. Ci siamo è l’ultima tappa.
Un bacio a mia moglie e si parte. L’adrenalina alle
stelle se Mauro mi provasse la pressione non mi
lascerebbe partire. Sono 20 giorni che non piove
stai a vedere che oggi prendiamo la pioggia che
tanto abbiamo desiderato nel deserto. Oggi sarebbe
fastidiosa, in quanto negli ultimi giorni alla partenza
non ci sono più di 10 gradi, il cielo è nuvoloso
e minaccioso, ma nessuno ci può fermare.
Inoltre
sono venti giorni che ho voglia di cantare e mi
metto a cantare “Le 5 ure de matina gò mia oia de
lea so, la me mader che la usa salta fo o macaru…”
mi guardano e chiedono a Mimmo “ma Cecilio è fuori
stamattina”? Mimmo “No è la canzone che nel 2007
ci ha accompagnato nei brevetti per la Paris-Brest-Paris”.
4
ore e 30 minuti per fare 100 km con 1500 mt. di
dislivello con pendenze del 16/18%, ma per fermarci
c’è’ voluto un violentissimo temporale che ci ha
costretti sotto un tettoia di fortuna. A quel punto
vado in crisi, la paura di una caduta mi assilla
non si può rovinare tutto all’ultimo giorno. Chiediamo
a Nico di portarci tutti più avanti fuori dal temporale,
risponde: “Non se ne parla nemmeno! Chi fa anche
solo un metro sul pullmino non ha diritto
alla maglia di Finisher.”
Mimmo,
Mario e gli altri aprono le valige prendono gli
indumenti invernali e cominciano a vestirsi, dico
a Mimmo “Dai saliamo sul furgone, non si può rischiare!”
la sua risposta lapidaria “Neanche se mi sparano,
mi fermo qui!” A malincuore mi avvicino al furgone
dove ci sono Franco, Guido, Cristina ed Ermanno
e insieme dicono “Meno male che Cecilio capisce
qualcosa, dai vieni, ti facciamo posto”, senza guardarli
li saluto, prendo dallo zaino il mio giubbino di
goretex, mi metto un sacchetto di plastica sotto
il casco e raggiungo Mimmo che ancora una volta
mi sta aspettando. Chiedo a Mimmo di starmi vicino
e lui “Non preoccuparti, stiamo insieme. Non vedi
che ad est c’è il sole e a New York non piove.”
Ci fermiamo al controllo, smette di piovere, mangio,
la strada sta asciugando, guardo il cielo che è
come me, si sta rasserenando. Comincio a pedalare
senza fatica. Inizia una salita e supero i compagni
di sempre, Fabrizio, Nico, Mauro, Giorgio, Marco,
arrivo in cima con Mimmo e Mario, gli altri tutti
dietro.
Ci
sono ancora tanti km e 1600 mt. di dislivello prima
di arrivare a New York, ma ormai nessuno mi ferma
più’. Dopo essere arrivati nel New Yersey finalmente
un cartello stradale con scritto New York 62 miglia,
ecco dopo aver tanto sognato e sperato di vedere
la Grande Mela, ora era lei che poteva aspettare
il mio arrivo. Il ponte di Washington, Manhattan
davanti a me, no non vorrei scendere dalla mia inseparabile
Look.
Marisa,
mia moglie, mi corre incontro, l’abbraccio fortissimo,
un abbraccio che continua con Monia, Dimitri, Monica
e Luca poi tutti gli altri ciclisti prima di cercare
Mimmo. Senza dire una parola un lunghissimo abbraccio,
era dal lontano 2000 e da San Diego che aspettavamo
questo momento. Era finita? No, un altro momento
emozionante quando Nico ci ha dato la tanto desiderata
maglia di “finisher”. Lì era davvero fatta, ora
siamo “finisher”
260
km - 3100 mt. Dislivello.
12
Agosto. New York abbiamo 4 giorni
per visitarla non vi racconto nulla della grande
mela, sicuramente l’avrete già vista, se no andateci
ne vale la pena.
Come
ho già scritto altre volte per fare quello che abbiamo
fatto io e Mimmo ci vuole tantissima volontà ma
non solo. Innanzitutto ci vuole una famiglia che
condivide la tua passione, altrimenti diventa più
difficile. Noi siamo riusciti a coinvolgere le nostre
mogli ad uscire con noi in bici, e credetemi è una
cosa bellissima. Un altro aspetto molto importante
è la vita di tutti i giorni, riuscire ad allenarsi
pur avendo un lavoro, non è semplice. La coast-to-coast
è stata durissima, ma non di meno la preparazione.
Dai primi di marzo alzarsi quasi tutti i giorni
presto per uscire in bici, non sempre rientrare
a pranzo, stare in sella 8/10 ore da solo è snervante.
Anche l’alimentazione non può essere disordinata
non che si debba rinunciare a tutto, quello che
di buono ha la nostra cucina, ma un po’ d’attenzione
ci vuole. Un altro aspetto da non trascurare è il
tempo libero, è vero che se stai tante ore in sella
come fai ad avere del tempo libero? io stavo in
sella tante ore ma mia moglie no. I figli sono sposati
hanno la loro casa noi siamo soli io seppur stanco
se mia moglie mi chiedeva di uscire non ho mai detto
una volta no. Abbiamo la passione del ballo liscio
si usciva a ballare e anche se rientravo tardi al
mattino ero puntuale in sella alla mia specialissima
per uscite anche di 200/250 km. Mia moglie alcune
sere vedeva che ero stanco allora si andava in citta
alta per una passeggiata oppure a Sarnico per il
gelato.
Sarnico,
fare il conto delle volte che sono passato è impossibile,
20 giorni prima di partire per arrivare alla partenza
in buone condizioni ho fatto due uscite di 200/250
km poi gli ultimi 15 giorni partivo alle 5 del mattino
con il fresco senza colazione pedalavo per 2/3 ore
quando rientravo facevo colazione e bevevo 2/3 litri
d’acqua al giorno. Gli ultimi 15 giorni Albano-Sarnico-Tavernola
e ritorno. Molti mi chiedono come si fa a fare più
di 250 km al giorno per 20 giorni. Si può. Basta
bere senza aver sete, mangiare senza aver fame e
non aver fretta di arrivare.
In
America alla sera andavamo a mangiare nei self service
cinesi, giapponesi, messicani, tutto quello che
era commestibile si mangiava anche con dei sapori
che per noi abituati alla cucina mediterranea facevano
schifo.
Come
gia detto nel 2000 dopo la Roma Bergamo altri faranno
quello che abbiamo fatto noi. E’ che noi l’abbiamo
fatto prima e non è poco.
Ora dal momento che
in America tutte le cose sono grandi vi do qualche grande numero:
Km percorsi sulla
carta 4834, reali 5000 = Metri percorsi 5.000.000.
Ore in sella media
20 km ora = 250=15.000 minuti = 900.000 secondi
Dislivello 38.000
metri = 38.000.000 di millimetri.
Pedalate medie al
minuto 75x15.000 Minuti = 1.050.000 pedalate.
Cecilo
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